lunedì 26 marzo 2012

ANCORA RICHIAMI DALLA FORESTA

martedi 27 marzo  ...continua...     pag 39


                                                   capitolo 5-VOCI SENZA SUONI   


  Ancora voci senza suoni mi chiamano dalla Natura. La natura ed il suo contrario in certi momenti mi sembrano due mondi diversi, come due stati diametralmente opposti, divisi da un confine illeggibile, non segnato. 
  Solo un grande richiamo, come il canto delle sirene sentito da Ulisse ed i suoi, nell'Odissea di Omero. E non bastano tappi di cera per sottrarsi a quella vocina ammaliatrice. Non puoi non sentirla, o ignorarla, o soggiogarla con stupide scuse. Devo dire che io sono ben lungi dal farlo. Di solito mi arrendo in fretta e volentieri.
  E così ogni giorno esco dal "mondo di tutti", ed entro in una dimensione che non è spiegabile a parole, o che ognuno spiega a modo proprio. Per me è la mia preghiera!
  Incomincio a camminare , e passo dopo posso si dipanano i pensieri. Ilo cervello che inizialmente irrigidito li tratteneva, pian piano molla la presa e li lascia liberi. Come una mano che è ben chiusa per serrare un pugno di sabbia in breve si apre, e granello dopo granello, cadendo, lascia la mano pulita. Ancor pronta a sentire, toccare, vedere.
    La deambulazione, piede destro braccio sinistro avanti, piede sinistro braccio destro avanti, e viceversa, come una preghiera. Un movimento che mi porta a liberare tutto quello che non serve dentro il mio limitato contenitore celebrale. Ed il tutto condito dallo spettacolo della vista di panorami d'eccezione: montagne e cieli, prati e boschi, verde, marrone, rossi ed azzurri. E poi questi suoni composti, canti di animali, grandi e piccoli con voci cinque  e sei volte più forti della propri a stazza.
   Il mio cervello vuoto come un libro di pagine bianche da riempire, può assorbire tutto ciò che mi circonda! E tutte queste sensazioni entrano ed escono, inebriandomi e completandomi finalmente di ciò che la "vita normale" non c'è. Come una droga prepotente, un'abitudine diventata vizio insaziabile.
  Nella Natura trovo la perfetta solitudine. Quella ancestrale conosciuta prima dlla nascita, e quella che sarà post-mortem. Una massima popolare dice:"Siam nati soli e soli moriremo!" Ben venga. C'è evidentemente una profonda saggezza in questa apparentemente banale. Ci ho pensato un pò, non l'ho presa alla leggera come spesso si fa con le frasi comuni e consunte. Ognuna ha provenienza antica, primitiva e semplice, proprio perché viene dai tempi lontani, dove ancora le parole avevano un valore importante. Le occasioni per parlare erano meno rispetto ad ora, anche solo perchè la terra era meno popolata, per cui meno occasioni di incontro, forse anche per questo non venivano sprecate, come sento far ora a partire dalla televisione.
  Io ho imparato la solitudine, lo star soli è anche una educazione. Imparare a stare soli con i propri pensieri, le proprie paure e coraggio, fa bene , fortifica.
   ma credo che ognuno di noi, se non riesce a trovare un equilibrio con se stesso per prima cosa, mai potrà relazionare e convivere con gli altri.
COME SI PUÒ CAPIRE GLI ALTRI SE PRIMA NON SI COMINCIA A CAPIRE SE STESSI?
   Qualcuno mi dia una risposta, io nel mio piccolo me la sono data, e resto fedele a quello che ho scoperto.
                           grazie e Buona Vita MaxS

   

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