Le campane battono sette rintocchi. Il
lungo ed appuntito campanile del paese canta una dolce, severa melodia.
Il campanile fa parte della
chiesa della piazza, ed è stato consacrato nel 1746, da Lorenzo da Ponte, come
mi informa il leggendario barbiere Alfonso, lo storico del paese.
Da quasi
trecento anni, tra svariate e conosciute vicissitudini, il campanile di Cison
di Valmarino, ridente paese adagiato
alle pendici delle Prealpi Trevigiane, scandisce con la sua personale musica il
passare del tempo.
Per fortuna non è un disco registrato a
farlo. Ma non sono nemmeno le mani allenate e saccenti del campanaro, figura mitica ed antica come le campane stesse. Le campane, oggetti
di forme e dimensioni sempre diverse modellate a mano, e fuse nella terra con
parametri e dimensioni millimetriche. E infine fuse con il bronzo, materiale prezioso e nobile
quasi come l’oro.
A Cison di Valmarino, paese in cui vivo
da qualche anno, vengono suonate da un dispositivo elettrico, che, preimpostato
ad una data ora, aziona una leva che fa battere il batocchio dentro la campana.
Sempre meglio di uno stupido e sterile disco registrato.
Sette rintocchi. Ancora un’altra
giornata da vivere. Con l’esperienza acquisita fin d’ora, con cose nuove da
vivere, e qualcuna da mettere e conservare nel paniere riservato a quelle
importanti. E sono tante.
E’ un fatto: scrivendo e lavorando con le mani è immancabile guardarle
continuamente muoversi. Bizzarro come stavolta mi colpisca più del solito la
loro visione. Affascinante come impugnano la penna e come la facciano muovere.
Un automatismo che sembra quasi incondizionato. In realtà c’è il meraviglioso
mondo del cervello, con tutte le informazioni individuali che possiede, diverse
per ogni persona.
E’ il cervello che muove le mani. Le
mani sono il mezzo, la macchina per eseguire quello che la mente decide e comanda.
Spettacolare l’uso delle mani. Il cervello usa le usa per ottemperare a gran
parte dei propri bisogni. Le mani, senza cervello, resterebbero immobili. Ma
anche il cervello senza mani poco farebbe.
Il cervello non si vede. E’ così
delicato da dover star chiuso e riparato in una scatola ossea di svariati
millimetri di spessore, di forma ovale, fatto di otto ossa piatte ed arcuate,
saldate tra loro da suture.
E
lui è immobile, o quasi, lì dentro protetto più di un re nella sua fortezza
inespugnabile. A guardarlo dal vero, ad essere sinceri, non ha un grande aspetto.
Le mani, invece, sono la prima cosa che
vedi e che noti in una persona. La forma, le dimensioni, la cura. E poi i
movimenti, la postura. Che spettacolo vederle muovere, in qualsiasi cosa
facciano, o tocchino c’è movimento, fascino, vibrazione, emozione. Ma anche
ferme, immobili, inanimate appoggiate ad un bracciolo, o sulle gambe conserte
in attesa di ordini, dimostrano bellezza.
Voglio dedicargli un po’ di parole, a
questa parte di corpo, che è il prolungamento più diretto del cervello. ... continua..
MaxSolinas |
MaxSolinas |
Il verde del prato bramoso di acqua dal cielo mi sorride entrando dai vetri della finestra. la poca luce di quest'ora mi dice che il cielo è nuvoloso e minaccia pioggia. C'è silenzio stamane nel bosco. Solo qualche innocente piccolo di merlo chiama freneticamente la mamma. Sembra spaventato. Ieri sera ho sentito per la prima volta dell'anno il cuculo cantare. Quasi un mese di anticipo.
Arja la Lupa è già fuori sul tavolo a controllare il suo territorio, Rookje è disteso a terra sotto i miei piedi. Gli brontola la pancia, ha fame.
Tutto è in sospensione. Il mondo in attesa di qualcosa che è pronto e sta per manifestarsi. A breve la pioggia farà ingresso nel palcoscenico pronto da mesi per lei.n Tutto è pronto, gli astanti in silenzio fremono e a bocca aperta si pregustano il rumore, l'odore, il vento e l'umidità che Lei porta entrando in scena.
Son mesi che aspettiamo l'acqua dal cielo. Ora il bisogno è grande ed emergente. Tutto è secco e polveroso, le vene profonde d'acqua quasi esaurite, e nessun nevaio a monte per rimpinguarle. Ora solo lei può tamponare questa siccità diffusa, e ridare un tono alla primavera che già si manifesta di colori e forme, ma ancor castrata da poca acqua.
Anche questa volta mi ritrovo a scrivere di Natura e Presente, anche se mi ero ripromesso di parlare di politica, crisi, mondanità e televisione. Ma proprio fatico a farlo. Forse per la mia innata propensione selvatica, o forse perchè la mia tana è naturale, e fuori dalla finestra c'è semplice natura che mi travia e mi consiglia di parlare di Lei, e di prendere la vita nel modo più semplice che posso.
E questo è il mio modo! Questo è quello che so fare con facilità, senza forzature e bugie. Questo è ciò che so dire e trasmettere, senza salvacondotti e parole di doppio senso. Questo è tutto, e non è poco, ciò che la vita nella natura mi ha insegnato, e che mi promette di insegnarmi ancora.
Grazie e Buona Vita è il mio motto sincero a voi tutti. MaxSolinas
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