Poche le cose tangibili nel tempo, ma le età dei propri figli e dei propri genitori lo sono.
I figli! Pensi ai figli e, sia che tu li abbia, o che non li abbia, è come un colpo di scure, deciso e potente, nel delicato ed immenso albero delle emozioni.
E se pensi ai genitori, sia che tu li abbia ancora vicini, oppure che non ci siano più fisicamente, ancora un colpo secco e profondo al cuore. Ma che meraviglia, pensarci!
Pensare ai figli ti può in un attimo “annientare”, e un attimo dopo farti
resuscitare. Ci pensi, e i pensieri possono ingigantirsi, o improvvisamente
annullarsi. Che potenza, che forza, che diavoleria la loro presenza nella
nostra vita, che è poi paradossalmente uguale al desiderio di averli.
La cosa
che mi suscita riflessione è che in ugual modo, che tu li abbia o non li abbia,
tu comunque li proteggi, li coltivi, ne parli. Ed in ambedue i casi ne soffri.
E l’unica cosa certa, sempre in ambedue i casi, loro ci sono.
Questi figli che desideri, in certi attimi, come fossero di vitale
importanza per la tua vita, e non resisti al loro richiamo. Ed in un attimo di
“matto”, di pazzia d’amore per la vita, non pensi più a niente, e senza saper
né leggere né scrivere li fai.
E son poi loro a riportarci a terra, a strapparci dai sogni, per regalarcene
altri ancora più grandi.
In un attimo ti fan diventare, volente o
nolente, un dio. E grazie a loro, diventi improvvisamente terra, sole, acqua,
aria, e loro semi e poi frutti da far crescere e maturare sull’albero della
vita.
E anche noi piccoli uomini, improvvisamente maturiamo, e cominciamo a
vivere un’altra esistenza.
Quando ci sono ti riempiono l’aria, ti emozionano, ti spaventano, ma poi
con uno sguardo, un sorriso, una parola ti saziano.
Sono l’anima dei pensieri, la colonna portante dei progetti per domani,
il loro. E per un po’ tu li devi accompagnare, ognuno in modo diverso, senza
guidare per loro, solo discretamente indicargli l’inizio del sentiero.
Per poi
lasciarli andare, con la mano nascosta, con
le dita incrociate, e le guance bagnate,
sperando con tutto il cuore, di avergli indicato la via giusta, e giurando in silenzio che si è pronti, anche
subito, a barattare la propria vita con la loro.
Ma la via, un metro dopo, si dipana in altre cento e più vie da
scegliere, e loro saranno soli a dover scegliere. E allora solo gli esempi e
gli insegnamenti silenti che avranno carpito dal nostro stile di vita potranno
aiutarli e dargli man forte.
I nostri movimenti, le nostre parole, le nostre
attenzioni, saranno il nostro aiuto.
Questi figli, ancestrale desiderio umano, e naturale, che ci colpisce e
non ci molla finché non lo accontentiamo. A quattordici, come a ottanta anni,
uguale. Come un morbo ci perseguita e ci chiede insistentemente di procreare.
Ma è la Natura, e prima o dopo sceglieremo di esaudirla.
A volte il momento è giusto, è perfetto: amore, equilibrio, famiglia, e
così il figlio arriva come una benedizione. Ma a volte la situazione non è
certo delle più confortevoli: precarietà, indecisione nel rapporto, poca
disponibilità, insicurezza. E lui arriva
lo stesso, in barba a tutto e a tutti lui arriva.
E quando lo vedi, quando lo hai davanti veramente per la prima volta,
dubbi, paure, tutto si scioglie come neve di primavera al sole, e Lui diventa
in quel momento tuo figlio.
Loro sono una parte di te stesso, ma con la loro personale identità ed
indipendenza. I figli sono quella esperienza,
quell’emozione che nessuna parola può e potrà mai spiegare. L’unica cosa da fareè tacere,
e agire.
Ed è incredibile poi essere padri e figli allo stesso momento. Ruoli diversi,
impegni diversi, emozione e amore diversi. Gestione dei rapporti, tutto completamente
diverso. E non mi stancherò mai di dirlo che una grande guida mi ha sempre
accompagnato ed aiutato in queste delicate relazioni: la Natura come Dio,
ancora e sempre, fortemente presente.
E
la natura, non solo di alberi e boschi, mari e animali, ma la Natura come
Terra, come Madre Terra. In certi momenti sono un figlio che impara dalla madre
terra. In altri divento io la madre terra che dà ai suoi figli.
Che fatica tradurre in parole questi sentimenti. Queste delicatezze
sembrano perdere credito e nobiltà, parlandone. Ma io ho bisogno di esternarle,
e in qualsiasi modo di tirarle fuori.
Voglio vuotare il sacco, per far posto ad altre e nuove cose.
... oggi ho imparato a volare, è facile anche tu potrai imparare, ti devi solo un poco concentrare, e devi scegliere dove vuoi andare, e se bene sceglierai allora potrai volare e se non ti disperderai allora potrai tornare.Oggi ho imparato a volare e non me ne voglio più dimenticare ... E. Finardi.
MaxSolinas-Lupo |
Sento il cuculo che canta, ora esco e vado nel bosco a cantare anche io alla vita. fatelo anche voi . Max
Nessun commento:
Posta un commento