venerdì 29 giugno 2012

giugno è giusto per sposarsi? ...


sabato  30 giugno, giorno perfetto per sposarsi, mi dice Chiara guardandomi negli occhi. Io francamente non son daccordo, non per il mese, ma per il matrimonio. ma lei mi guarda ancor piu intensamente per convincermi, o per convincersi. Si Chiara forse hai proprio ragion, e per lo meno è giusto provare. Auguri. 
MaxSolinas

pag 97 continua... Chi l’avrebbe detto…un altro sogno diventato realtà. Ma non prima di aver imboccato erroneamente false strade, ed insegnamenti costellati di consigli depistanti.
La meraviglia della nascita di una scultura, che sia legno o marmo, si vela dapprima, e poi pian piano si svela. Pavida ed autorevole nello stesso momento, come la natura stessa.
Perché la scultura, quella vera, è Natura.
Le Sculture son vive, si muovono con il muoversi della luce, e si colorano con i raggi del sole, e le gocce di pioggia.
Ho imparato ad amare la scultura, e mi è diventata amica, e indispensabile così come la vita stessa. La scultura serve, e servono i suoi ritagli, per farne altre di più piccole. Ed i suoi scarti più piccoli, inutilizzabili, sono ottimi per scaldare le giornate d’inverno, bruciando nella stufa. E così non spreco niente, e non faccio immondizie da smaltire con fatica. E soprattutto, non inquino, o il  meno possibile, e non sfrutto il sottosuolo di petrolio e gas. Almeno non per scaldarmi.
Niente viene buttato. Un uomo noto, che visse molti secoli orsono, un giorno disse: “Nulla si crea, e nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Mi intriga questa frase, e mi spinge a riflettere. E dovremmo farlo tutti. Ma gran parte della razza umana, senza pensare, sta trasformando la cosa più importante, che è la terra, in rifiuto. Invece di migliorarla, coltivandola e arricchendola, la sta sfruttando senza tregua e metodo, come se il domani non fosse affar suo. Ma sta gravemente sbagliando.  ...continua...

Sto imparando a non incazzarmi, ma non riesco ancora a non sentirmi offeso, e tutto per colpa di poche persone. 
 Buona Vita, cercate di viverla veramente trattandola da tale, e a non dare troppa importanza a tutto. per me è un trucco per stemperare un po la responsabilita. MaxS

martedì 26 giugno 2012

Chi l’avrebbe detto…un sogno diventato realtà.

MaxSolinas-Ritratti

MaxSolinas-Ritratti

Mercoledi 27, la vita continua pari passo con il libro In Silenzio tra gli Alberi. pagina 97 ...
 Amo questa nuova vita, e la difendo dagli attacchi estremi della modernità. Non quella del progresso intelligente, programmato e silenzioso. Ma da quello avido e speculatore, occulto e tracotante, che non tiene conto del piatto in cui mangia.
E non tiene conto dei propri figli, e dei figli dei propri figli… Che eccidio!
Magnifico aver cercato e scoperto questa vita. Ancora un sogno ad occhi aperti, realizzato. E che soddisfazione sentirsi in equilibrio, in questa nuova vita che si rinnova giornalmente, anche solo con una pagina scritta in più di questo libro. Un dedalo tutto da scoprire e conquistare, e da lasciare che mi conquisti.
E con la scultura, che ugualmente devi corteggiare e amare, guardarla ed osservarla, avvicinandoti ed allontanandoti con circospezione, e poi modificarla, lisciarla e palparla. Girandoci intorno, spiarla, amandola.
 Osservarla con gli occhi tirati a fessura, per vederne i volumi essenziali, le linee primarie, e lisciare, e ancora togliere, pian piano, ma con coraggio e decisione fino ad arrivare al nocciolo, al cuore.
La scultura, che scoperta! Ero adolescente, e amavo toccare, plasmare e modellare creta, plastilina. E ricordo anche il das, materiale che si usava a scuola per la lezione di “artistica”. Sporcava, più di tutti gli altri materiali, le dita, e neanche a casa riuscivi a toglierlo con lo spazzolino. E poi si induriva così velocemente che non riuscivi mai a fare quello che ti prefiggevi. Se avvicino le dita al naso, ancora adesso ricordo il suo odore.
Ma a casa, usando creta e plastilina, le cose cambiavano, e mi perdevo a modellare, creare forme improvvisate, per poi cambiarle. Comunque, preferivo, come ora, la creta, perché annusandola   ha odore di terra.
 Mi divertiva questo gioco. E recondito era il desiderio di fare veramente una scultura, con tutti i crismi. Fantasticavo d’essere davanti a blocchi monumentali di marmo, come il grande Michelangelo, che avevo sbirciato nei libri. E di  armeggiare e lavorare, con grandi scalpelli, e pesanti mazzette, mescolando sudore a polvere di marmo, forti e vigorosi colpi, per trasformare il grezzo materiale, in forme aggraziate e perfette.
                               Chi l’avrebbe detto…un sogno diventato realtà. MaxS

venerdì 22 giugno 2012

Amo questa vita ... e non son matto!


sabato, ore 6 e mezzo. la sveglia non suona, non serve, mi sveglio quando voglio, anzi quando il sonno passa e aprendo gli occhi ringrazio d'essere ancora vivo, pronto ancora a vivere.
Oggi vado a scalare, attivita a cui non riesco a rinunciare, quasi fosse un completamento del mio essere. Stanotte aspettavo il temporale, e stamane doveva essere nuvoloso e piovoso. Alzo gli occhi oltre il castello: azzurro e sole in crescere! Previsioni sbagliate, oggi allora si scala. Spigolo Comici alla Piccola del Falzarego, 250 metri di salita su roccia fantastica dolomitica. sette tiri di gradi facili,  che se cerchi bene riesci a trovare anche del V°. per cominciare e godere è perfetta! Vi auguro una buona Vita, oggi, domani sempre. ...continua... pagina 96...

Che conquista la libertà! E che fatica conservarla e non divenirne prigioniero a sua volta. E scoprire che si possono fare cose stupefacenti e sorprendenti.
    Libertà come trasformare un tronco in una figura femminile, con motosega, scalpello e mazzetta. Trascorrere giorni, scanditi da scultura e natura, legno e pietra, foggiati con strumenti semplici, e amore per la mera materia.
Figure di Donna, silhouette per incanto uscite da blocchi di natura. Donne speciali, in atteggiamenti speciali, in divenire, senza inventarsi niente, solo osservando. Donne come fossero Dee Madri, divinità femminili che sfidano, senza volerlo, il mondo materialista e gretto.
Donne silenti, che urlano l’amore per gli uomini… Ma tanti non capiscono!
Donne come madri amorevoli, che portano in grembo amori e amore.
Angeli, con seni e culi, e ventri sodi, a reclamare e desiderare un po’ più di femminilità, e non femminismo. Pura femminilità, in barba a uomini misogini, duri, ordinari e volgari.
E volumi di vuoti e pieni, ad ostentare erotismo e sessualità, pura, non casta, ma neanche becera. Esclusivamente femminile!
E poi posare lo scalpello, la mazzetta. Uscire dal mitico e centenario portone, color Rosso Brandolini, e andare in montagna, con addosso, attaccati al gilè, ancora i pezzi di legno, saltati via dal tronco dell’albero, al mio corpo. Segno di lavoro, amore e legame alla terra, restituendoli al bosco, camminando. Equilibrio!
                         Amo questa vita ...


                                   ...continua...  MaxS
MaxSolinas

MaxSolinas

mercoledì 20 giugno 2012

Staccarsi coraggiosamente ed impavidi, come un uccello al primo volo ...


giovedi 21   ...continua ...

 Che bellezza prendere decisioni in questo periodo! Con tutta la stagione calda, libera all’aperto, davanti a venire.
Ed io, la mia, la presi allora, in questo periodo. E fu un trionfo, decidere di mollare le frivole e superficiali sicurezze. Fatte di camicie sempre stirate, sempre del colore giusto per l’evenienza, accompagnate da tre, quattro paia di scarpe, per colore e tipo diverso, e di case con le sbarre, e tuttavia poco, o tanto denaro da difendere (che è la stessa cosa). E tutto rubato alla fantasia e alla libertà, quella vera, più tardi finalmente scoperta. Ben diversa dalla libertà infausta che ti dà la detenzione del denaro, che comunque si sia ricchi, o poveri, non è mai abbastanza. Staccarsi coraggiosamente ed impavidi, come un uccello al primo volo. E conquistare la libertà di essere liberi di non aver niente, o poco, o l’indispensabile. Liberi di essere, al di là dei panni che s’indossano, o dall’auto che si guida.
                           Che conquista la libertà!


                                                              Buona Continuazione MaxS
   
                                          MaxSolinas-Tre Cime

sabato 16 giugno 2012

ANCORA SILENZI COME RICHIAMI DALLA FORESTA ...


Ancora silenzi che urlano numi e maledizioni, silenzi che scaturiscono pensieri ed azioni. Silenzi che vociano ed  urlano più di lupi inferociti che difendono tana e branco.
Domenica 17, calda l'aria e caldi i sentimenti ... continua la lettura di In Silenzio tra gli Alberi da pagina 93 ...

In silenzio. Perché è ora di far silenzio!
Silenzio, per elevarsi da un mondo fatto di chiasso, che fa a gara a chi urla sempre più forte, per farsi sentire nel frastuono onnipresente. E’ ora di far silenzio nelle strade, dove la gente trascorre gran parte del proprio tempo. E silenzio nelle chiese, dove le persone si rifugiano per pregare, e ritrovare la fede. E far silenzio nel Parlamento, e nelle aule di Tribunale, imparando a giudicare in silenzio, di modo che il giudicato, il reo, il condannato, possano in serenità capire. Silenzio nelle riunioni politiche, per sentire i pareri anche dei più deboli. E silenzio nelle case, per sentire le voci, le energie, i piccoli rumori casalinghi, che la fan da padrone solo quando non ci siamo. E naturalmente nei boschi, nel creato. Silenzio per rispetto degli altri.
E deve essere un silenzio giusto, ma ricco di parole silenti, ed emozioni e amori e questioni e critiche, fatti con gli occhi, con i gesti, con il cuore.
Che sia un silenzio giusto, non presuntuoso!
Impariamo tutti insieme a star seduti, senza proferir parola, in pace. Non serve per forza dir sempre qualcosa. E vedrete che prima o poi i pensieri, nella quiete, usciranno allo scoperto e sarà fantastico scoprire che fanno tanta compagnia. Più della televisione e della radio.
Ah, questa primavera, potente e fragile come la natura, e come il nostro stato d’animo!
Che bellezza prendere decisioni in questo periodo! Con tutta la stagione calda, libera all’aperto, davanti a venire.
...continua... Che sia per chi se lo merita una domenica di festa!
MaxSolinas-El Capitan

                            MaxSolinas-El Capitan

mercoledì 13 giugno 2012

QUESTA VITA E' UN VIAGGIO ...continua


giovedi  14, sole di quello vero, caldo e premonitore di pulizia e propositore di presente e immediato futuro positivo. Pagina 92 , continuo a leggere dal mio libro. ..

...questa vita è un viaggio.
Così l’intuisco. Un viaggio sempre in movimento, come deve essere un vero viaggio. Sempre in azione, senza riposo, anche di notte, anche quando non ci si pensa. Sempre in movimento, lento e continuo. Perché anche le cellule vivono e respirano, e mangiano e si riproducono, incessantemente. Ed io le sento tutte comporre il mio corpo, e credo di conoscerle, una per una. Ed è per questo che cerco di trattarle bene, il più possibile. Dandogli da mangiare cose naturali e buone, e vino rigorosamente rosso, e respirando aria buona, e portandole ogni giorno nel bosco, tra le crode d’alta montagna, e quando posso nelle profondità dei mari caldi.
A volte lo strapazzo, ma anche questa è buona medicina. Del resto questo corpo è il mezzo per il viaggio della mia vita, e fa parte  della mia vita.
Che emozione sentire la primavera alle porte. Lei mi ha sempre consegnato qualcosa di prezioso.  Così come molti anni fa. Con il suo regale arrivo, come una piccola goccia di vino fa traboccare il tino, ho deciso che era ora di lasciare la strada vecchia e cominciare a cavalcare quella nuova. Quest’ultima, indomita, ricca di lati sconosciuti da  illuminare. Solo incertezze, parole illeggibili, come un libro scritto in cinese antico.
Ma capivo, e sentivo che in quel libro, per me, ancora incomprensibile, c’erano le risposte alle domande che fino ad allora non avevano avuto risposte. E le desideravo, agognandole al punto di rischiare, e ripartire per leggere un’opera nuova, scritta con linguaggi ignorati, spesso intervallati da pagine di parole scritte in piccolo, su pagine trasparenti. Ed io, consapevolmente ignorante, di fronte all’ignorabile.
Ma mi piaceva quest’avventura. E questo viaggio, pretendeva silenzio.
Il silenzio della meditazione, della lettura, dello studio del nuovo percorso.
La scoperta della magia del silenzio mi regalava il metodo per cominciare a capire. E la primavera era mia complice. E cose da capire ce ne erano tante quante ne  potevo pensare. Ed io volevo cominciare a farlo. 
 domani, forse,  continua ..., il presente è l'unica vera e splendida certezza. buona vita e grazie. MaxS
MaxSolinas-Fritz

MaxSolinas-Luca Delmedico

lunedì 11 giugno 2012

Ma che soddisfazione, capire ad un certo punto di aver fatto la scelta giusta.


martedi 12, primavera passata, e quasi neanche vista e sentita. Oggi piove e il vento mattutino è fresco e preannuncia ancora lampi tuoni, numi e maledizioni direbbero i vecchi seduti davanti al fuoco della vita. Ed io anche stamane rileggo il libro della vita a ritroso, per ritrovare sapori e sentori appena passati, Primavera 2007
pagina 91  ... Ancora una volta, si ripeterà, il miracolo della Primavera. E noi dovremo esserle grati.
Ho un amore carnale nei confronti di questo periodo dell’anno. La sento così, come la vivo, con intensità e vitalità, con desiderio e spregiudicatezza, come fosse un carnevale. Ma anche con insofferenza.
Collego alla primavera tutti i miei grandi cambiamenti. Due, o forse tre, son stati: l’adolescenza, che non conosce stagioni, perché ancor più potente, e il risveglio dal lungo dormire, durato trentanni. E ultima, la convinzione perseverante nel mio stile di vita. Quest’ultima, scelta a lungo meditata e sofferta, desiderata e conquistata. Tanti anni a non capirci proprio niente. Tanti anni a cercare, e ricercare la strada. Tanti anni  nel buio, ad occhi spalancati, fino a creparli, per cercare tutto attorno la via d’uscita. Anzi d’entrata.
E poi, d’improvviso, incominciare ad intravedere luci fioche, lontane. Così hai qualcosa a cui mirare, senza andare allo sbaraglio. E così, d’incanto, le luci diventano sempre più vicine e nitide. Riconoscibili.
Ma la paura di scegliere la via sbagliata è grande. E rinunciare a false strade, lastricate d’oro e lustrini, è difficile. La rinuncia è un grande atto di umiltà. E l’umiltà non la compri con il denaro al supermercato.
E ancora il coraggio di sceglier quello che si sente più proprio, senza saper né leggere né scrivere, scegliere quella, incrociando le dita, perché ti rendi conto che fai parte di una minoranza a scegliere proprio quella. Gli altri si “sistemano”, a prima giocata, in ciò che è più di moda, più comodo, più redditizio. Che pigrizia!
Ma che soddisfazione, capire ad un certo punto di aver fatto la scelta giusta. Che non vuol dire certo essere arrivati, al contrario vuol significare essere all’inizio, ma finalmente della giusta strada. Perché questa vita è un viaggio. ...continua...

MaxSolinas

MaxSolinas
Cerco di prendere con gioia il bello che vedo, e di trasformare in positivo insegnamento anche il meno bello che aleggia greve in questi giorni di sporco e bruttezza! Buona Vita MaxS

venerdì 8 giugno 2012

primavera 2007 ... rileggendo ...

8 giugno, piove ed è caldo, un caldo umido ma comunque piacevole, i pensieri corrono come le gocce veloci verso la terra profumata di humus del bosco. I merli festeggiano la terra umida ricca di lombrichi  a cui loro ambiscono anche per i nuovi nati vocianti sgraziati in alto ai rami. Sto rileggendo il capitolo 10 del In Silenzio tra gli Alberi ... continua ...Primavera estate autunno inverno. E poi primavera estate autunno inverno, e ancora primavera estate autunno…niente da fare, quest’anno niente inverno: primavera estate autunno…e primavera!


PRIMAVERA 2007
Aspettando l’inverno, che non arriva, ecco  la primavera.
L’alito del vento tiepido, allungato sopra una temperatura tutt’altro che da tardo inverno è foriero di primavera.
Anche questa volta la natura ci ha insegnato che non bisogna dar niente per scontato.
L’inverno saltato a piè pari. E non per via del buco dell’ozono, o del surriscaldamento del pianeta. No, niente di tutto ciò.
Quest’anno la natura si è tenuta l’inverno per sè, non l’ha sprecato per noi, non ce l’ha fatto godere, spiegandoci e ricordandoci che comanda Lei.
 Qualcuno, o tanti, diranno: “Meglio così, magari non ci fosse sempre l’inverno”. Quella è una stagione fredda, in certi paesi gelida, lunga, ombrosa. Riscaldamento, vestiti ingombranti e pesanti da indossare per tanti mesi, sono scomodi e poco economici. Obblighi che l’inverno ci impone con il suo clima, soprattutto al nord. Innegabile osservazione.
Ma è ancora più vero che quest’inverno ci mancherà, tanto quanto un buon pasto senza un buon bicchiere di vino. E ci mancheranno le notti terse e luminose, con la luna piena, e con l’alito solido e vetrificato che esce dalla bocca ad ogni respiro, con parecchi gradi sotto zero. E le mattine gelate, che uscire di casa in maniche di gilè è quasi una sfida. E ci mancherà il suo silenzio,  i suoi odori quasi sterili, ed i suoi colori velati da una mano leggera e stemperata di bianco, come gli occhi di un vecchio con le catarrate.
E ci mancheranno gli schiaffi gelati, uscendo fuori a riempire il cesto della legna, ed i piedi gelati che non si scaldano, e le mani che frugano nelle profondità recondite delle tasche, a cercar un po’ di sollievo per le dita gelate che non riescono neanche ad arrotolarsi una sigaretta. 
Ed il piacere sadico di entrare tra le lenzuola bianche e fredde come il ghiaccio, e la soddisfazione in breve di saperle scaldare. Sentendosi vivi.
…e i brividi di freddo, quel rosso dei tramonti, che solo  i cieli dell’inverno ci sanno regalare.
E la neve? La neve, è inverno! E quasi non l’abbiamo vista, neanche sulle montagne. E non abbiam sentito i suoi odori caratteristici, e i rumori attutiti dal suo vello. E fronde, di pini e abeti, stese sotto il suo peso, e animali accovacciati in una buca, sotto il suo bianco,  al caldo per far passare la notte. Perché sotto la neve, sembrerà strano, è caldo, commisurato alla stagione fuori, naturalmente.
Per tutte queste ed altre cose, quest’anno, l’inverno che non abbiamo avuto ci mancherà.
E credo che dobbiamo smettere di aspettarlo.
E’ ormai febbraio, ed io che vivo appieno la natura, non aspetto più l’inverno, perché già leggo sulle estremità dei rami degli alberi, nei richiami sonori dell’alba e del crepuscolo, e nei profumi nell’aria della terra che si scalda i sintomi anticipati, forieri della primavera prossima all’evento. Potrà ancora nevicare, ma ancor di più questa neve sarà messaggera di primavera.
 E quest’anno 2007, la primavera sarà meno potente, forse perché meno desiderata, meno aspettata. Ancora una volta, da che esiste la terra, questo spettacolare periodo arriverà prepotente ed entusiasmante, sconvolgendo animi, corpi ed equilibri chimici di tutti gli umani e non. Una ridda  di numi e divinità ci investirà, rinnovando le nostre vite e sentimenti, perlomeno di fantasie. E sarà violento e dolce allo stesso modo, piacevole e doloroso, in ugual sentire.


                               Primavera
                             Cambiamento
                                   Coraggio 
                                       Luce
                                   Risveglio
                              Ri maturazione
                                       Sole
                               Onnipotenza
                                    Energia
                                     Brivido
                                        Aria
                                   Desiderio. 


Ancora una volta, si ripeterà, il miracolo della Primavera. E noi dovremo esserle grati.
        ... continua...
MaxSolinas-La Lupa

martedì 5 giugno 2012

concedetevi il lusso di prendervi 10 minuti del vs tempo e leggete d'un fiato.


pagina 78. ..continua ... 
Valmorel, località paradisiaca del Bellunese, che ispirò perfino Dino Buzzati, nello scrivere i libri I miracoli di Valmorel,  e I segreti del bosco vecchio, e dove ho vissuto per qualche anno. E dove soprattutto, per due stagioni intere, ho seguito un piccolo branco di caprioli. Dalle tane nel bosco alle radure di pascolo. Dall’alba  al tramonto.
Vestito in modo naturale, come per altro faccio ancora adesso, e non usando saponi e profumi, mi celavo tra il fitto del limitar della selva, ogni mattina, mezz’ora prima dell’aurora. Stavo immobile misurando anche il respiro. Dovevo far parte del contesto, senza stonare. E con il block notes ed una matita, le mani sempre gelate, brividi sulla schiena, ed il culo bagnato, immobile attendevo.
E le prime luci dell’alba erano sempre preannunciate nella mia radura, con l’arrivo di uno, a volte due maschi. Uscivano dal fitto della macchia, guardinghi, testa bassa a brucare, lenti nei movimenti. Era quello il momento più delicato. Facendo finta di niente controllavano alzando la testa nervosamente  a scatti, e muovendo le orecchie come un radar, che tutto fosse sgombro da intrusi e pericoli per il resto del branco, che composto da femmine, e maschi e femmine giovani, attendevano, per poi appropinquarsi alla tavola imbandita, affamati.
 Da lì a pochi istanti, uno ad uno sfilavano, entrando nel prato, popolando la radura in salita della valletta. In tutto erano dodici. Che emozione vederli liberi, tutti insieme! Un gruppo, forte come una grande famiglia. Una grande famiglia di selvatici, riuniti nella natura.
Tutto più di un opera di Michelangelo, degli studi e progetti di Leonardo da Vinci. Più anche  della bellezza delle Tre Grazie di  Antonio Canova, o della perfetta cura e levigatezza delle opere di Alberto Viani. Più dei volumi e delle figure dell’inglese Henry Moore e dell’equilibrio geniale  del rumeno Costantin Brancusi, nelle due sue opere che amo in particolare: Maiastra e Uccello nello Spazio. Di  più ancora era lo spettacolo  che avevo davanti, nel grande palcoscenico della natura!
Ed io ero lì, piccolo, immobile, occhi, cuore e sensi tutti, spalancati a vedere e sentire. Cogliere tutto, in equilibrio nel respiro della natura. In quei momenti capisci che non serve più pensare, basta vivere. E tutto il tuo essere torna indietro, fino all’Uomo di Neanderthal, e ancor prima, all’uomo delle caverne. Ricordi ancestrali ed indelebili anche dopo la morte del corpo tornano a far capolino nelle emozioni, ed in questo nuovo e  ritrovato essere impari l’alto significato di Equilibrio.
Guardavo e scrivevo. Scrivevo di animali apparentemente uguali, ma che poi si svelano, guardandoli attentamente, uno diverso dall’altro, proprio come gli umani, per forma e colore, carattere e movimenti. Emozioni da brivido, che si mescolavano con il freddo e con l’umidità penetrante. Tanto che non riconosci più dove finisce una e comincia l’altra.
Ho imparato, e capito allora che il freddo è composto da un enorme componente psicologica, anzi non il freddo in sé, ma il fatto di sentirlo, o meglio ancora di dargli bada. Ore e giorni diventano settimane di mesi, lì carponi, sempre sotto il solito nocciolo, che ormai mi era diventato amico capendo le mie intenzioni. E che spero un giorno di rivedere, dopo oltre venti anni, magari un po’ cresciuto. So che un giorno andrò a trovarlo.
Immagini e sensazioni che si son fissate nel sangue e nelle cellule, e che mi hanno accompagnato, e mi accompagneranno fino alla dipartita da questa splendida terra.
Dopo poco più di un’ora, con il sole già in vista, ogni giorno, succedeva la stessa identica cosa. Come se avessero sentito una campana che li chiamava dalla macchia, il maschio, il dominante, il più vecchio, alzava la testa incominciando a muoversi in modo nervoso, creando agitazione.
Era quello il segnale!  Uno ad uno i caprioli sempre brucando a testa bassa, ripiegavano verso il bosco. In breve la radura si svuotava. E sempre per ultimo il maschio più grosso, fiero capobranco imbattuto fino ad allora dagli altri maschi pretendenti del branco, palco erto al cielo e froge dilatate all’aria alla ricerca di eventuali pericoli, seguiva il resto, fino a scomparire pure lui.
Ed io restavo per qualche minuto ancora immobile, incapace ancora di muovermi, intorpidito dalla visione e dal corpo infreddolito. Nessun pensiero, al di fuori di quello che avevo visto, girava nella testa. Aspettavo per un po’, sperando che uscissero ancora. E non lo hanno mai fatto.
Sono animali seri i caprioli, non tornano mai indietro sulle proprie decisioni. Differentemente da come fanno certi uomini.
Finiva così, ogni giorno, il loro pasto della mattina. Il secondo era all’imbrunire, e la successione dei fatti era praticamente identica. Solo che io avevo meno freddo!
Ma al rientro, a notte piena, ero sempre pensieroso, e non privo d’apprensione, anche se ingiustificata. A nulla erano valsi i propositi di non temere le tenebre, fatti alla luce del giorno e a non farsi ammaliare e insieme spaventare dalla ridda dei rumori del bosco notturno.
Ogni sera mi aspettava mezz’ora di cammino, per rientrare al caldo a casa. Un cammino fatto con gli occhi indipendenti: uno che ruotava convulso per trecentosessanta gradi, e l’altro fisso dietro, sempre con la sensazione che un eventuale attacco sarebbe arrivato dalle spalle o che qualcuno mi seguisse. Ma chi poi?
Occhi spalancati fino a dolermi, orecchie spianate nella testa e naso dilatato, alla ricerca di odori molesti. E persistente, un brivido che andava e veniva con il respiro del bosco nell’oscurità, a volte totale, in quanto senza luna. Quei minuti, ricchi di rumori e richiami. I rumori  dei rami che si muovevano col vento di notte diventavano impressionanti, tutto si ingigantiva. Anche le ombre sembrava  si muovessero. E mi  accorgevo, a volte, di seguirle con la coda dell’occhio fin a vederle scomparire, e perfino di scansarle con i piedi, quando si proiettavano a terra.
E poi gli uccelli che si davano il cambio, quando veniva la notte, avevano voci diverse, e si muovevano con piccoli, ma vigorosi voli da ramo a ramo, rumoreggiando fragorosamente tra il fogliame  secco rimasto attaccato all’albero. Sapevo cos’era, eppure mi allarmavo. E poi sul terreno, a destra e a manca, davanti e dietro, i topolini indaffarati frugavano tra le foglie, scatenando rumori quanto un branco di elefanti imbizzarriti. Sembrava impossibile che animaletti grandi poco più di un pollice potessero far così tanto rumore, e timore. E ancora tassi e volpi, qualche volta perfino la furtiva martora si aggiungeva al rumoreggiare notturno, insieme agli onnipresenti gufi, civette e allocchi, e occhi che mi controllavano dall’alto dei rami, ruotando il collo per trecentosessanta gradi, intimoriti ancor più di me.
Di notte il bosco, al contrario del mondo degli umani, non dorme, anzi si anima di animali che prediligono le tenebre, così come certi venti e certe nevicate notturne. Di notte, soprattutto se sei solo, i sensi si acuiscono, le orecchie aiutano gli occhi a vedere, ad intuire. Ma le sensazioni che si hanno spesso non sono reali. Di notte non si vedono più i particolari, si vedono solo i volumi, come nella scultura, e persino le ombre diventano volumi di colore uniforme, aria solida.
Ed è paurosamente emozionante infilarvisi dentro.
E anche per questo la notte è bella, affascinante e segretamente intima. Le tenebre ti aiutano a forzare i pensieri dello scrigno dell’immaginazione. Fantastico e pauroso!
Ho ricordi vivi e chiari di nottate passate nel bosco, appollaiato  su un ramo, a sentire e scoprirle, con il cuore in gola, e con il terrore di dover ad un certo punto scendere dall’albero per tornare a casa. Dovevo raccogliere tutte le mie forze ed obbligarmi a farlo. Era facile all’imbrunire salire. Ma poi col passare delle ore, e l’arrivo dell’oscurità, i rumori sconosciuti e non giustificati dalla privata visione, come l’anomalo abbaio cupo del capriolo, o la voce stridula e preoccupante della piccola civetta mi caricavano di timori. Al punto che il ramo su cui ero appollaiato diventava un riparo sicuro, tanto come essere in una casa di pareti di mattoni.
Ed era mesto scendere e incamminarsi verso casa. Ma ancora più demoralizzante era mettere piede dentro casa e capire in un attimo di aver avuto paura stupidamente di niente e che a volte i veri pericoli sono dentro e non fuori casa. Spesso mi invadeva il desiderio di tornare fuori a respirare ancora quelle emozioni. E allora uscivo e mi sedevo sulla panca del sottoportico a guardare il buio, fantasticando sadico, figure e mostri vendicativi.
Nel bosco, e nella natura della nostra Italia, né di giorno nè di notte, non c’è niente e nessuno che ci possa far del male. E’ molto più pericoloso il nostro mondo, quello degli umani, e soprattutto di giorno, quando i grandi “luminari” della politica e dell’economia, i grandi burattinai, mettono in funzione i cervelli. Con una parola sola possono rompere irrimediabilmente il delicato e già incrinato mondo. Credo che “quelli” fanno meno paura di notte, avvolti con le loro pance piene nel pigiama di seta con le loro iniziali ricamate,  sprofondati in materassi di lattice anallergico, ed i loro crani, custodia di dotti cervelli, appoggiati su cuscini anatomici automodellanti. Il tutto chiusi e ben protetti da case come casseforti.
Quelli non si rendono conto che i veri pericoli per gli uomini, e tutto ciò che c’è intorno, sono loro.
E per questo motivo, che mi sento più sicuro di notte, mentre il mondo dei “geni” dorme e danni non ne fa. Ma questo è un altro discorso!
Non ho mai paragonato, e tanto meno accomunato, il mondo degli umani con quello degli animali. Sono due cose completamente opposte. Ed è per questo che mi relaziono con loro in modo diverso.
Gli uomini non sono animali e con questa affermazione certamente mi inimicherò gli zoologi e antropologi. Ma l’uomo tende ad umanizzarli, attribuendogli caratteristiche tipiche degli umani, snaturalizzandoli.
Così preferisco gli animali selvatici. Vederli nel loro habitat, e vederli vivere con le leggi non scritte della natura, che nessuno si è inventato, ma che sono nate insieme alla terra e che sopravvivono indefesse, incontaminate e rispettate con zelo nei secoli dagli abitanti del regno animale.
Loro non hanno bisogno per vivere di regole scritte su  cartelli multicolori di ferro e plastica, e tanto meno di manuali di centinaia di pagine scritte con parole incomprensibili a tanti, costellati di cavilli scritti con caratteri minuscoli, ma da non sottovalutare.
Le loro leggi, le loro regole non son scritte in calce da nessuna parte, ma si tramandano nei geni attraverso il sangue. E così non le dimenticano mai e nessuno deve ricordargliele. E soprattutto non servono poliziotti o vigili, e poi avvocati e giudici a giudicare e condannare. Già la Natura stessa ci pensa, perché la natura sono loro stessi.
Sento, ora che mi risveglio da questo viaggio nel bosco con caprioli e volpi, che ho perso il filo di cresta che stavo percorrendo.
Mi succede anche quando corro nella natura. Mi perdo. Non solo con i pensieri, ma anche fisicamente. E lo faccio consapevolmente, di proposito. E’ ormai un rituale. D’altra parte, i boschi che attraverso non son certo le foreste dell’Amazzonia, ritrovarsi non è poi così difficile, con un po’ di senso dell’orientamento e qualche riferimento visivo.
E’ bello perdersi, per poi ritrovarsi… 
Mille domande mi ronzano come vespe, in testa. In certi momenti non mi mollano. Non riesco a far nient’altro che pensare, anche facendo altre cose. E cerco, rimuginando con i miei pensieri, delle risposte. Non quelle universali, buone per tutti, già scritte sui libri, ma quelle segnate in calce nel mio vivere, che per ora non riesco a leggere perché mi mancano ancora i mezzi per farlo. Quindi, ripensandoci, non cerco risposte, quelle ci son già. Cerco invece i mezzi per leggerle e farle mie.
Le ho cercate, e le sto cercando tra le pieghe della mia vita. E tante ne ho trovate, ma mai pago ed ingordo cerco ancora. Ma me ne mancano ancora tante all’appello!
Forse non ho vissuto abbastanza, ed il tempo, sto imparando, abbisogna di pazienza per svelare segreti celati. Bisogna avere pazienza, ma io ne ho poca. Ma la sto imparando, e i risultati non tarderanno a venire. Come per incanto, giorno dopo giorno, compariranno i mezzi per capire. 
Compariranno come animali dal buio e dovremo essere pronti ad accoglierli, come un ospite inaspettato, ma bramato a lungo.
Le risposte son come l’amore, ci danno conforto, sicurezza, gioia, forza, soddisfazione. La stessa che vedo trasparire quasi sempre, nel volto consunto delle persone anziane. Gli anni, passando, tolgono molte cose, ma immediatamente le sostituiscono con altre.
Caratteristiche di forza d’animo, coraggio, lealtà, serenità, libertà. Proprio come gli animali nel loro ambiente. Invecchiando ci si avvicina alla natura, si diventa noi stessi più naturali. Forse si sente di non dover più per forza conquistare qualcosa, niente d’inutile, ma solo vivere nel vivere il resto dei giorni a disposizione. E non è poco!
Questa è libertà, la libertà di essere liberi. Il coraggio di essere liberi. La libertà disinibita e matura, conquistata con onore nei tanti anni trascorsi. Differente da quella dei giovani, che spesso son come uccelli in gabbia, destinati a morire alla ricerca della libertà.
E’ certo che la libertà, se desiderata, e non capisco il contrario, va ricercata e conquistata a merito sul campo.
 E sarà un viaggio periglioso e lungo, ricco di tutto, e di più di tutto. Così lungo che ci renderemo conto di stringerla tra le dita, spesso, quando ormai vecchi, avrà perso un po’ del senso e lo smalto iniziale. A volte è più eccitante desiderare che ottenere!
Ma anche per questo, per capirci qualcosa, e sulla propria pelle, val la pena vivere!

MaxSolinas

MaxSolinas
                                  Al sol leggero
                                tutti  i miei sensi,
                                    si affinano,
                               e lì (ti)  respiro…

La scrittura come la lettura ci nobilita e regala emozioni.  Buona continuazione. MaxS